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Francesca Carollo: “È tempo di educare gli uomini al rispetto”

Francesca Carollo: “È tempo di educare gli uomini al rispetto”

La reporter di Mediaset ci racconta il suo impegno contro la violenza sulle donne tra Onlus, documentari ed eventi

Una laurea in Giurisprudenza e una brillante carriera nel giornalismo. Ma soprattutto una grande passione per il suo lavoro. Francesca Carollo, originaria di Thiene, è uno dei volti di punta del giornalismo televisivo: collabora come inviata nel programma Quarto Grado di Rete4, rubrica di approfondimento su alcuni dei gialli irrisolti della cronaca recente, ed è nella redazione del programma politico Diritto e Rovescio. Una carriera nata dalla scelta dell’indirizzo in Giurisprudenza:

A 19 anni non avevo ancora ben chiaro cosa fare del mio futuro, e scelsi questo percorso accademico perché lo ritenevo un’opportunità per diverse strade. Questi studi, in effetti, si sono rivelati fondamentali nel mio percorso”. Oggi Francesca ha a che fare quotidianamente con giudici, magistrati, personale delle forze dell’ordine e avvocati, “figure che parlano un linguaggio specifico e con le quali condivido la medesima attitudine. Nel nostro settore, quello della cronaca nera, ogni parola va scelta con attenzione perché abbiamo a che fare con la sfera più delicata della vita delle persone, e con una terminologia complessa da divulgare poi al grande pubblico”.

Nell’ambito di questo settore, Francesca ricopre un ruolo decisamente importante anche in ottica sociale: da anni è impegnata con Jo Squillo e Giusy Versace sul tema del contrasto alla violenza sulle donne, grazie ad un “Wall of Dolls” che ha come obiettivo mettere luce sulle storie delle vittime e delle sopravvissute, e sui loro diritti calpestati.

Wall of Dolls è un vero e proprio muro le cui “bambole” sono le donne che non ci sono più, vittime di uomini e amori violenti. L’abbiamo inaugurato durante la settimana della moda maschile a Milano(in via De Amicis 2 – ndr) e ad oggi è stato replicato anche a Roma, Genova, Brescia e Venezia, grazie alla collaborazione con i Musei Civici cittadini (oggi si trova al Museo delle Scienze Naturali) nonché rappresentato da una splendida installazione realizzata dagli studenti del Liceo Guggenheim che hanno interpretato questo tema più che mai attuale e doloroso”.

Lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne, abbiamo presentato la Onlus Wall of Dolls, che si occupa del sostegno alle vittime sopravvissute al femminicidio, donne attraversate dalle fiamme, trafitte da coltelli, bruciate dall’acido. Vogliamo sensibilizzare le istituzioni alla creazione di nuove case rifugio, centri antiviolenza, corsi nelle scuole, perché è fondamentale fare formazione sui più giovani per educare gli uomini al rispetto delle donne”. L’Associazione si occupa anche dei figli delle vittime, “a cui va assicurato un futuro di serenità, dopo un passato di dolore”.

Focus sulle vittime: “Spesso si tratta di donne che portano addosso i segni della violenza subita e per le quali è molto difficile ricominciare una vita normale, trovare un lavoro. Coinvolgerle è importante per dare loro anche una motivazione sociale, per farle conoscere al pubblico”.

Da 4 anni, inoltre, la reporter porta al Festival del Cinema di Venezia una serie di documentari sulle donne, come quello del 2017, “Futuro è donna”, con le testimonianze di drammatici episodi di violenza generati da relazioni malate, o quello sul red carpet del Lido a settembre, “Donne in prigione si raccontano”, realizzato nella Sezione Femminile del San Vittore.

Dall’esperienza come giornalista d’inchiesta nel 2016 è nato anche il libro “Le amiche che non ho più. Lucia, Federica, Roberta”, su tre recenti e orribili casi di femminicidio: “Un’esortazione alle donne perché siano più attente e non sottovalutino i segnali d’allarme. Ma anche un monito per capire di chi è la responsabilità della mancata tutela”.

Donne, vittime e forti, belle e deturpate della loro femminilità: sono al centro del lavoro di Francesca, il cui esordio fu nel settore della moda:

“Il mio è un lavoro fatto anche di immagine. Considero un dovere, da parte mia, presentarmi con un look pulito ed elegante di fronte al pubblico, in segno di rispetto. Anche se mi occupo di altre tematiche, la moda fa ancora parte del mio quotidiano. Ho iniziato in quel settore, trainante a livello economico per il nostro Paese e alla base del Made in Italy. Grazie al lavoro nella moda ho potuto viaggiare molto: oggi ho un altro impegno, anche sociale, che posso coltivare anche grazie a tante personalità conosciute nel fashion. Lo sai, poi, che spesso a Quarto Grado raccontiamo gli abiti dei protagonisti dei nostri casi? Anche quello è un modo per capire meglio chi sono, perché chiunque tu sia il tuo look racconterà sempre chi sei, anche se non te ne curi”.

L’ORRORE DEL FEMMINICIDIO

Ogni 15 minuti una donna è vittima di atti di violenza. Ogni settimana 3 vengono uccise. Una su tre ha subito violenza almeno una volta nella vita. Sono i numeri agghiaccianti che danno la misura della violenza di genere in Italia. Cifre che, documentano il 2018 come annus horribilis per i femminicidi su territorio nazionale. E registrano una drammatica crescita.
Nel 2018 sono state uccise 142 donne, +0,7% sul 2017. 94 nei primi dieci mesi 2019. Secondo l’ultimo rapporto Eures su “Femminicidio e violenza di genere in Italia”, le vittime femminili nel 2018, in termini relativi, hanno raggiunto il valore più alto censito nel Paese, con il 40,3%. Era il 35,6% nel 2017. Tra 2000 e 2018 la media era 29,8%. Negli ultimi vent’anni, sono state oltre 3230 le donne uccise.
L’85,1% dei femminicidi è avvenuto in ambito familiare/affettivo, con una crescita del 6,3%. Il 65,6% all’interno della coppia, con un aumento del 16,4% sul 2017. Il 24,4% delle vittime è stata uccisa da ex. Perlopiù le uccisioni sono state effettuate con arma da fuoco.
Il 33,8% delle vittime era over64 e i numeri sono in crescita. Intorno al 24,4% le straniere. Dai dati Istat esposti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, emerge che quasi 3milioni e 700mila donne hanno interrotto una relazione, anche senza convivenza, in cui «subivano almeno un tipo di violenza fisica, sessuale o psicologica». Più di due milioni, erano state vittima di violenza fisica o sessuale. Più a rischio separate e divorziate: il 36,6% è stato vittima di violenza fisica o sessuale dall’ex, contro la media del 18,9%.

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WALL OF DOLLS

“Wall of Dolls”, “Il Muro delle Bambole” contro il femminicidio, è stato inaugurato nel 2013 a Milano, in via De Amicis 2, su iniziativa di Francesca Carollo e Jo Squillo.
È un’installazione permanente che riprende una tradizione indiana per cui ogni volta che una donna subisce violenza, una bambola viene affissa sulla porta della sua casa. Chiunque ha la possibilità di recarsi al “Muro” e appendere la sua bambola, come testimonianza della lotta alla violenza sulle donne.
Stilisti, artisti, associazioni, giornalisti, avvocati, medici e cittadini hanno contribuito alla realizzazione di “Wall of Dolls”, che negli anni si è ampliato, diventando un simbolo permanente della città e duplicandosi presso la Casa delle Arti Alda Merini. Ma non solo: “Il Muro delle Bambole” oggi è anche a Roma, Genova, Venezia, Brescia e in tantissime altre città italiane. Un messaggio forte, una doverosa azione creativa contro la violenza di genere per renderla sempre meno accettabile socialmente.
Il Muro delle Bambole di Milano si divide in due installazioni, quella esterna, sulla strada, delle Associazioni, e quella interna, dove sono esposte le bambole di artisti e stilisti. Tra questi si ricordano: Alberta Ferretti, Blumarine, Laura e Lavinia Biagiotti, Diesel, Elena Mirò, Elisabetta Franchi, Antonio Marras, Etro, Clips, Ermanno Scervino, Eva Cavalli, Fausto Puglisi, Missoni, Salvatore Ferragamo, Stella McCartney, Max Mara, Kristina Ti, Luisa Beccaria, Genny, Byblos, Geox, Frankie Morello, Trussardi, Francesco Scognamiglio, OVS, Roy Roger’s, Carlo Pignatelli, Vivienne  Westwood, Paola Montaguti – Miss Grant, Nenella Impiglia – Vic Matiè, Pierre Mantoux, Harmont & Blaine,  Colmar, Le Silla, Happiness, Liborio Capizzi, Alessandro Enriquez, Beatrice B., Gilberto Calzolari, Izumi Ogino – Anteprima, Isabella Tonchi, Raffaela D’Angelo, Martino Midali, Petite Robe di Chiara Boni, Vladimiro Gioia, Mauro Gasperi, Keep Out, Mantù, BearBag, MiMiSol, Avaro Figlio, Dimensione Danza, Giusy Versace, Giusy Ferreri, Max Laudadio e Dario Ballantini.

 

A VENEZIA

Wall of Dolls è anche nel capoluogo veneto: è stato realizzato per i Musei Civici di Venezia nell’ambito del progetto Venezia Città delle Donne dagli studenti del Liceo Artistico Statale M. Guggenheim cittadino, in collaborazione con MUVE Education, a simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Inaugurato l’8 marzo 2019 a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna ed esposto in seguito alla Casa di Carlo Goldoni, il ‘Wall of Dolls’ da settembre 2019 ha fatto tappa al Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue, dove resterà fino a febbraio 2020. Successivamente l’installazione proseguirà il suo itinerario al Museo del Merletto di Burano e poi al Museo del Vetro di Murano.

 

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